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TENUTA A BARI LA GIORNATA DI MOBILITAZIONE A TUTELA DELL’AGRICOLTURA E DELL’AGROALIMENTARE PUGLIESE

TENUTA A BARI LA GIORNATA DI MOBILITAZIONE A TUTELA DELL’AGRICOLTURA E DELL’AGROALIMENTARE PUGLIESE

A Bari in piazza Prefettura IERI mattina tanti erano gli agricoltori arrivati da tutta la Puglia per partecipare alla manifestazione di Agrinsieme, coordinamento di Alleanza delle Cooperative, Cia, Confagricoltura insieme a Copagri. La manifestazione, come le altre replicate in tutte le regioni d’ Italia, vuole essere un momento per riportare l’ attenzione della cittadinanza e del governo nazionale e regionale, sui tanti problemi irrisolti del settore agricolo che nonostante tutto , continua ad essere uno dei principali motori dell’ economia italiana in termini di reddito prodotto e occupazione.
In particolare, oggi più di ieri, l’ agricoltura e il sistema della cooperazione agricola- ha dichiarato Vincenzo Patruno, Presidente Fedagri Confcooperative Puglia-presidiano il territorio per salvaguardare le tradizioni antiche culturali e valorizzare le eccellenze enogastronomiche. In particolare il presidente Patruno ha fatto proprio uno degli incoraggiamenti offerti da Papa Francesco: “ le cooperative devono continuare ad essere il motore che solleva e sviluppa la parte più debole delle nostre comunità locali e della società civile “, tale vuole essere l’ obiettivo anche nel settore agroalimentare in Puglia.
Le Proposte:
1. Cancellare o modificare sostanzialmente la norma relativa all’IMU. Superare le norme fiscali che penalizzano il settore.
2. Accelerare l’applicazione della riforma della PAC. Esentare dalle penalità per il non rispetto del “greening”.
3. Approvare rapidamente il PSR, pubblicando i bandi più urgenti utilizzando le norme di collegamento tra vecchia e nuova programmazione. E’ altresì indispensabile attivare un fondo garanzia per le imprese per consentire l’accesso agli investimenti.
4. Attuare con tempestività i processi di semplificazione burocratica.
5. Ripristinare la precedente dotazione di gasolio agricolo.
6. Applicare le normative ambientali e sanitarie tenendo conto delle esigenze delle imprese, dei processi produttivi e della competitività.
7. Lotta alla Xylella fastidiosa: accelerare gli interventi proposti nel documento unitario delle organizzazioni agricole del 9 febbraio 2015.
8. Puntare sul “lavoro vero” in agricoltura , riducendo il cuneo fiscale e attivando misure specifiche per il settore (esempio consentire alla cooperative di trasformazione di svolgere operazioni colturali nei terreni dei soci).
9. Abolire gli indici di congruità.
10. Approvare un piano straordinario regionale per la messa in sicurezza del territorio con il pieno coinvolgimento delle imprese agricole e forestali.
11. Intervenire sui mercati in crisi: rilanciare i consumi, l’export e rinsaldare le filiere (comparti in crisi scelti in base alle specificità ed alle sensibilità territoriali: ad es. crisi del latte alla stalla; ortofrutta; olio di oliva…).
12. Favorire l’aggregazione delle imprese agricole e agroalimentari pugliesi. A tal fine è indispensabile che la Regione Puglia stanzi adeguate risorse per rendere effettivamente operativa la legge regionale sulla cooperazione n.35 del 1.8.14.
13. Nell’ambito del Decreto Ilva di prossima conversione in legge, che sia prevista la partecipazione del Mipaaf al costituendo Tavolo Istituzionale Permanente per lo sviluppo dell’Area di Taranto”.
Ricordiamo in primo luogo l’importanza dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiano
2 milioni di imprese ; oltre 275.000 in Puglia
9% del Pil italiano (14% considerando anche l’indotto)
3,2 milioni di lavoratori nella filiera (il 14% degli occupati italiani)
Contributo della filiera all’Erario: più di 25 miliardi di euro di imposte.
Il settore agroalimentare è una componente strategica essenziale del Made in Italy di qualità, il suo sviluppo sui mercati interni ed internazionali è fondamento della crescita del Paese.

La “questione fiscale” dell’agricoltura italiana emerge sempre. Non però per considerare quanto meritano le esigenze delle imprese, ma piuttosto solo per raccogliere nuove risorse. Il tutto poi con decisioni stop and go che aumentano drammaticamente l’incertezza come sta accadendo con la incredibile vicenda dell’IMU. Serve un quadro affidabile che consideri l’agricoltura un’attività economica con un sistema fiscale che non può essere rimesso in discussione ogni volta che se ne sente il bisogno.

Siamo in ritardo con l’attuazione della riforma della politica agricola comune “verso il 2020”. Dopo il primo decreto ministeriale di novembre stiamo rimettendo in discussione orientamenti e decisioni già assunti a suo tempo e ancora non abbiamo formulato scelte essenziali. Mentre gli agricoltori devono con cognizione predisporre i piani produttivi. E’ necessario non applicare, per questo primo anno di entrata in vigore della riforma, le penalità per non rispetto del greening.

La definizione dei Piani di Sviluppo Rurale sconta un forte ritardo. Per le approvazioni dei primi piani si dovrà praticamente aspettare almeno giugno. Le imprese agricole non possono attendere oltre misure essenziali per la gestione delle loro aziende. Non si possono tollerare soluzioni di continuità per uno degli strumenti chiave di politica agricola a nostra disposizione. Occorre partire quanto prima con i bandi usando tutta la flessibilità consentita anche prima della approvazione formale.
Una particolare attenzione deve essere riservata a programmi nazionali, per i quali non sono stati ancora chiarite le modalità di funzionamento, ma che toccano aspetti fondamentali della vita delle imprese a partire dalle misure di gestione del rischio e stabilizzazione dei redditi. E’ altresì indispensabile attivare un fondo garanzia per le imprese per consentire l’accesso agli investimenti. Una particolare attenzione deve essere posta nel disegnare un nuovo ruolo dei GAL, quali strumenti per la promozione di uno sviluppo innovativo del territorio

Sono indispensabili interventi per rendere meno elefantiaci e costosi i rapporti tra aziende agricole e Pubblica amministrazione. È necessaria una sistematica azione di semplificazione burocratica con una decisa azione per il riordino degli Enti e delle tecnostrutture operative nel settore agricolo ed agroalimentare, l’accorpamento e l’abolizione di strutture ed Enti che, nell’attuale struttura, sono un inutile spreco di denaro; una semplificazione del meccanismo AGEA e revisione del sistema SIN; la unificazione di competenze sia in ambito nazionale che regionale per ridurre gli interlocutori amministrativi delle imprese agricole.
Per il rafforzamento della competitività delle imprese è strategica l’attuazione di una semplificazione amministrativa, favorendo la completa informatizzazione dei rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese e rafforzando gli strumenti della sussidiarietà.
La proliferazione di leggi e regolamenti regionali ha introdotto nuovi obblighi ed adempimenti per le aziende (attività pascoliva, vincoli idrogeologici, ulivi monumentali, ecc.: è urgente snellire tutte queste pratiche.

La redditività degli agricoltori italiani è infatti sotto i livelli del 2005. A differenza di quanto accaduto per i nostri principali partner e competitor.
E’ una circostanza che dipende da diversi fattori ma sicuramente molti esogeni alle scelte degli imprenditori e “subìti” a causa di gap strutturali in particolare sul fronte dei costi che vanno colmati.
Non sono accettabili, inoltre, le riduzioni sulle agevolazioni per l’uso del gasolio in agricoltura e devono essere rese immediatamente operative le disposizioni stabilite a favore dei serricultori.

Le tematiche ambientali e sanitarie si stanno sempre più rivelando cruciali per le imprese agricole. Dalle norme sui nitrati, a quelle sulle emissioni, sino a tutte le norme prescrittive per la protezione dell’ecosistema e del paesaggio e poi quelle sul benessere degli animali, la gestione sanitaria degli allevamenti. Ne risulta una gestione sempre più complessa e con seri rischi per la competitività. Occorre una drastica semplificazione.
In tema ambientale, poi, massima attenzione va riservata alla fauna selvatica (storni, lupi, cinghiali) che arreca danni alle coltivazioni agricole e gli allevamenti. A tal proposito è necessaria una rivisitazione a livello nazionale e regionale delle norme sul risarcimento dei danni da fauna selvatica.
Relativamente allo storno, poi, divenuto oltre che fonte di danno per l’agricoltura anche un problema di natura sanitaria, è necessario intervenire per modificare la norma comunitaria che classifica erroneamente lo Sturnus vulgaris (quello comune che è presente in Puglia) come specie protetta che non si può cacciare. Nelle more è opportuno che la Regione Puglia conceda necessariamente la deroga alla caccia allo storno.

La vicenda “Xylella” ha riportato in primo piano le tematiche ambientali e sanitarie, che si stanno sempre più rivelando cruciali per le nostre imprese per le loro ripercussioni sulle attività agricole.
Occorre individuare strategie e misure di sostegno per il consolidamento finanziario delle aziende agricole e di trasformazione; è necessario informare costantemente l’opinione pubblica sui dati rilevati, convocando costantemente il Comitato istituito dalla Regione Puglia.

L’impostazione e gli effetti del Jobs Act per il settore possono essere positivi a patto però di puntare sul ruolo essenziale dell’agricoltura per l’occupazione. E per un settore specifico come l’agricoltura occorrono misure specifiche: dalla gestione della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà, alla sburocratizzazione per i contratti stagionali e di breve durata ad una riduzione significativa e concreta del cuneo fiscale che grava sul lavoro agricolo in maniera del tutto ingiustificata, soprattutto in talune aree.

E essenziale abolire gli indici di congruità, giacché si favorirebbe in tal modo l’attuazione di un meccanismo che non è accettabile in linea di principio, perché realizza, sia pure indirettamente, un sistema di imposizione contributiva basata su presunzioni e non su dati effettivi, in aperta violazione coi principi già enunciati dalla Corte Costituzionale con Sentenza del 1962.

Urge approvare un piano straordinario regionale per la messa in sicurezza del territorio con il pieno coinvolgimento delle imprese agricole e forestali. L’agricoltura e la forestazione sono essenziali per il governo del territorio e i recenti episodi, anche drammatici, di dissesto idrogeologico lo stanno a dimostrare. Le attività produttive agricole e forestali vanno incentivate in quanto preservano i suoli ed aiutano a gestire le risorse dell’ecosistema come l’acqua proprio evitando i fenomeni di degrado. Occorre più politica agricola per avere più salvaguardia del territorio, del paesaggio, dell’ambiente. Va tutelato l’utilizzo agricolo del suolo con una efficace normativa che contrasti il suo crescente consumo.

I mercati di molti prodotti sono in crisi: ortofrutta, praticamente tutte le produzioni zootecniche, ma anche olio, vino, subiscono gli squilibri di un mercato che oscilla tra problemi produttivi anche legati ad andamenti climatici e fitopatie, cali dei consumi interni e problematiche dell’export.
Occorre rilanciare i consumi – interni ed esteri – e rinsaldare le filiere “dalla terra alla tavola” per recuperare competitività e redditività.

Uno dei vincoli all’efficienza del sistema agricolo pugliese è la piccola dimensione delle imprese agricole e agroalimentari. Aggregare è dunque indispensabile per affrontare la sfida dell’efficienza tecnica e dei mercati globali. Il sistema cooperativo e delle OP della Puglia è in grado di affrontare e vincere questa sfida ma ha bisogno di strumenti e risorse. Riteniamo dunque indispensabile che le cooperative insieme a tutte le forme di aggregazione siano al centro della politica agricola regionale ad iniziare dal PSR. Un passo in questa direzione si è fatto con la legge regionale sulla cooperazione, ma l’assenza di risorse nel bilancio di previsione 2015 la rende di fatto inutile.
Siamo indietro in Italia anche con la definizione delle forme per l’organizzazione economica. Sono fermi i decreti per il riconoscimento delle Organizzazioni di Produttori e degli Organismi Interprofessionali, che potrebbero rilanciare, anche in un’ottica di rete, l’aggregazione del prodotto e l’integrazione di filiera. Occorre accelerare i processi, anche parlamentari, per definire rapidamente un completo quadro di riferimento giuridico in questa fondamentale materia.

Il Decreto Salva Taranto (o Salva Ilva), di recente convertito in legge, all’articolo 5 è prevista l’istituzione di un Tavolo Istituzionale permanente per lo sviluppo l’Area con la partecipazione di diversi ministeri e rappresentanti del territorio che saranno chiamati all’adozione di un Contratto Istituzionale di Sviluppo.
La disposizione, tuttavia, non prevede la partecipazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, come soggetto istituzionale interessato allo sviluppo territoriale dell’Area.
Il Mipaaf, invece, potrebbe apportare un concreto contributo al coordinamento ed all’attuazione di tutte le azioni strategiche utili allo sviluppo compatibile e sostenibile del territorio e dare un’adeguata rilevanza al settore agricolo ed agroalimentare.
Il settore agricolo ed agroalimentare è fondamentale per lo sviluppo dell’area di Taranto e quindi non è meno degna di essere presente, con i responsabili del Dicastero competente, al Tavolo che probabilmente disegnerà lo sviluppo dell’intera area di Taranto.

Si ringrazia Roberto Rutigliani per la collaborazione

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