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L’AMORE PER IL SUD E MONDI LONTANI: INTERVISTA ALLA MUNICIPALE BALCANICA, OSPITE DELLA SAGRA DEL FUNGO CARDONCELLO

L’AMORE PER IL SUD E MONDI LONTANI: INTERVISTA ALLA MUNICIPALE BALCANICA, OSPITE DELLA SAGRA DEL FUNGO CARDONCELLO

«Quante lingue ancora sconosciute racconta questa musica…» Parole tratte da “Dio è zingaro” della Municipale Balcanica, band pugliese che narra dell’orgoglioso e passionale Sud, della bellezza e della ricchezza di  terre lontane e vicine, della magia che nasce quando diverse culture si incontrano e si amano (e, guardando la discografia, emerge qualche titolo evocativo di tali atmosfere come “Road to Damascus”…).

Raffinate, originali  e audaci sperimentazioni con il  jazz, il rock e la world music (contaminazione tra musica tradizionale e popolare), omaggi ai grandi della musica come Nino Rota, caratterizzano  la musica della Municipale Balcanica che può vantare preziose collaborazioni con  Roy Paci, i Minafra, la macedone Kocani Orkestar oltre  partecipazioni a sofisticati jazz e rock festival in Italia e in Europa.

La Municipale Balcanica è composta da Michele De Lucia (clarinetto), Armando Giusti (sax alto), Nico Marziale (percussioni ed effetti), Raffaele Piccolomini (sax tenor), Giorgio Rutigliano(basso elettrico), Paolo Scagliola (tromba), Luigi Sgaramella (batteria) e Raffaele Tedeschi (chitarra acustica, elettrica e voce).

E a Tedeschi  rivolgiamo alcune domande sui valori e il percorso di  questa poliedrica formazione.

La partecipazione della Municipale Balcanica alla Sagra del Cardoncello di Ruvo ha  per voi un valore altamente simbolico?

Avevamo avuto già richieste negli anni passati e quest’anno ci ha convinto un nostro caro amico che fa parte dell’organizzazione. E poi, diciamolo, anche noi siamo un “prodotto” di questa terra. Noi certamente suoneremo per il pubblico che affollerà la Sagra ma, in particolare, dedichiamo il concerto a coloro che, operatori o semplici cittadini, stanno lavorando per dare alla nostra terra, ai suoi prodotti e alla sua cultura, qualità e visibilità sempre più ampie. Il messaggio dietro questo momento di festa è, in fondo, “Incontriamoci tutti, cerchiamo di fare rete e di sostenerci gli uni con gli altri!”

Il nome della formazione  simboleggia la fratellanza tra i due popoli separati dall’Adriatico?

Certamente. Parliamo del nome della band. “Municipale” perché alcuni di noi provengono dalla banda del paese che era una istituzione municipale: il nostro suono parte da quello della banda tradizionale pugliese. In aggiunta la band è “Balcanica” perché sin dagli inizi abbiamo guardato oltre i nostri confini e ci siamo aperti ad influenze diverse, alla sperimentazione musicale, alla ricerca ed all’integrazione che viviamo sulla nostra pelle: migliaia di abitanti dei Balcani, negli anni ’90, sono sfuggiti alla guerra nella ex Jugoslavia arrivando in Puglia, insediandosi nei nostri paesini e facendo ascoltare nei nostri vicoli le loro canzoni.

La vostra musica è originale fusione di generi, è sperimentazione grazie al vostro “nomadismo”. Ma secondo voi tutti gli uomini in fondo sono un po’ nomadi?

La componente errante e avventurosa della nostra musica è forte perché crediamo che il “nomadismo” debba essere sperimentato da tutti in qualche forma. Cerchiamo di condividere con l’ascoltatore questo nostro nomadismo perché siamo sicuri che trasmetta apertura mentale, senso di accoglienza e condivisione, invitando alla complicità con il prossimo e i “compagni di viaggio”.

Sono stata colpita dal progetto” Banda Brigante”, rivisitazione della musica popolare preunitaria del Sud. Aderite al pessimismo del principe Fabrizio ne”Il Gattopardo”, che dice al piemontese Chevalley “…ho i miei forti dubbi che  il nuovo regno abbia molti regali per noi nel bagaglio”? I briganti sono i fieri eroi del Sud?

Nel progetto “Banda Brigante” ci siamo impegnati a riscoprire le nostre radici popolari di uomini del Sud dopo che, per anni, avevamo cercato ispirazioni in esperienze musicali più distanti. Documentazione e studio hanno scoperto e spiegato un sentimento latente ma diffuso in noi meridionali: una sorta di orgoglio ferito. Sono passati oltre centocinquant’anni dall’Unità d’Italia eppure, in un remoto angolo del cuore di ogni meridionale, c’è la certezza che quel “trionfale” processo di unificazione abbia avuto lunghi e tristi momenti di sopruso. Sappiamo che in quel preciso momento il Sud è diventato “periferia” d’Italia. Ripensare e riscrivere la storia dei Briganti è il necessario tributo alla verità, alla dignità dei vinti, all’orgoglio di un popolo intero spesso offeso nei libri della storia ufficiale. Con un atto di combattivo affetto abbiamo pubblicato dei brani musicali del Sud pre-unitario che la cultura italiana aveva definito “folkloristici” con vago senso spregiativo.

Cosa pensate della scena musicale ruvese?

Noi la colleghiamo inevitabilmente al Talos Festival, a Pino Minafra, al suo Jazz e alla banda tradizionale riportata in auge in progetti ambiziosi. Livio Minafra, figlio di Pino, poi è stato fino al 2006 proprio un componente della Municipale Balcanica e più volte, in seguito, abbiamo risuonato e collaborato. Al Talos Festival sono legati i ricordi di quando, sin da giovanissimi, assistevamo ai concerti che davvero aprivano la mente a suoni alternativi e sperimentazioni: abbiamo passato intere serata col sedere ghiacciato sulla scalinata della cattedrale per assistere agli spettacoli. Poi sul palco del Festival siamo saliti suonando il nostro progetto “Dio è Zingaro” con Roberto Ottaviano, Carlo Actis Dato e tanti altri. Ricordiamo inoltre che a Ruvo ci sono gruppi storici che apprezziamo come Medina Box, Jamala Band e tanti musicisti rock di altissimo livello che è sempre interessante sentire dal vivo.

Voi lavorate per etichette indie. Se una major discografica vi proponesse un contratto a patto di sottostare alle sue condizioni tese a soddisfare determinate logiche di mercato, cosa fareste?

Ci abbiamo provato con tre diverse etichette indipendenti ma per il nostro ultimo disco abbiamo deciso di farne a meno. Magari con una major potrebbe essere diverso, ma non possiamo saperlo. Magari un giorno saranno pronte per un progetto “fuori dal coro”, come quello della Municipale.

 Avete mai girato videoclip?

Abbiamo girato il videoclip per la nostra canzone “Giugno 1917”, quando abbiamo vinto il concorso Repubblica XL come miglior band pugliese al Medimex 2012 e per “Tuareg”, primo singolo dell’album “Offbeat”, senza dimenticare che ai nostri inizi girammo il video di “Arlecchino” (a Ruvo) completamente e follemente autoprodotto. Ogni esperienza sul set è stata esaltante a suo modo! Intanto per la maggior parte del nostro materiale video pubblicato sui social network ci affidiamo alla vera e propria documentazione dei live, perché ci sembra la scelta più onesta e diretta per una live band come noi. Sicuramente in futuro gireremo nuovi video perché, oltre a essere un mezzo necessario per la promozione, ricorrere alle immagini offre un nuovo mezzo di comunicare altri contenuti.

 I progetti futuri della Municipale Balcanica

Il principale progetto riguarda il nuovo album in uscita nel 2016. Stiamo componendo e arrangiando in maniera completamente rinnovata il materiale per il prossimo disco. Avremo nuovi strumenti, nuovi testi, nuove strutture. Ogni disco è il frutto dei nostri viaggi e degli incontri fatti in tour in giro per l’Europa e stavolta percorreremo strade mai battute. Siamo certi che il pubblico apprezzerà come ha sempre fatto la nostra onestà intellettuale.

 

 

 

 

 

 

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