Cultura

Ruvo di Puglia e l’Acquedotto Pugliese: con “All’àcque, all’àcque…” D’Ingeo ci regala un intenso spaccato di vita rubastina

Legame tormentato quello tra l’acqua e la Puglia, la Puglia “sitibonda”, che il poeta lucano Orazio ha descritto “percorsa dal vento di Scirocco che brucia la natura”; nella quale gli abitanti di un tempo, quando vedevano i cupi nuvoloni gravidi di pioggia, levavano quasi in grido di gioia per la terra riarsa che si accingeva a essere ristorata.

Perché è sostanzialmente di questo rapporto difficile che si è parlato durante la presentazione di “All’àcque, all’àcque…”, libro scritto da Michele D’Ingeo, appassionato di storia e cultura locale e curatore dell’inserto “Arte e Tradizioni” – i mestieri scomparsi a Ruvo di Puglia” della rivista “Il Rubastino”.

“All’àcque, all’àcque…” era un’invocazione, un invito, una chiamata in vernacolo ruvese ad attingere al bene più prezioso, l’acqua, che sgorgò dalle fontanine di Ruvo di Puglia a partire dal 25 maggio 1918 – come riportato in un articolo de “Il Quotidiano” – e non dal 1914 come si è erroneamente (ma giustificatamente) creduto.

Infatti, il 29 giugno 2016, nel chiostro dell’ex Convento dei Domenicani, in occasione dell’incontro con l’autore, brillantemente moderato da Mariella Afronio, è stato svelato l’arcano: è vero che le fontane di Ruvo di Puglia riportano come data, sulle colonne di ghisa, il “1914” come anno previsto per il loro funzionamento, ma l’acqua potabile a Ruvo di Puglia è arrivata “solo” quattro anni più tardi sia a causa dei ritardi dovuti allo scoppio della I^ guerra mondiale sia per motivi di natura economica.

A questa conclusione d’Ingeo è giunto dopo due anni di ricerche e di consulenze fornite da Vito Palumbo e Caterina Quagliarella, Responsabili Comunicazione AQP, che hanno aiutato un “matto”, come D’Ingeo è stato chiamato affettuosamente da Palumbo, a rispondere a un quesito: è possibile che l’acqua sia arrivata a Ruvo di Puglia nel 1914,  cioè prima dell’arrivo ufficiale nel capoluogo di Regione, Bari, avvenuto nel 1915? Domanda che si è delineata nella mente di D’Ingeo in occasione di un concorso, a cui parteciparono le scuole di Ruvo di Puglia, sul Centenario dell’Acquedotto Pugliese, nel 2014.

Ricerche nell’Archivio storico del Comune di Ruvo di Puglia, nelle Biblioteche Nazionali e Provinciali, fonti orali, lettere, note, documenti: D’Ingeo ha studiato attentamente tutto il materiale emerso – spesso recuperato anche fortunosamente –  e, con rigore scientifico, ha ricostruito la storia dell’arrivo dell’acqua a Ruvo di Puglia.

Prima che i ruvesi potessero bere, gratuitamente, l’acqua potabile dalle fontanine, dovevano acquistarla dalla Neviera del Capitolo, o dovevano attingerla dalle cisterne – e come non pensare all’antica cisterna di San Cleto? Queste note storiche, contenute nel libro, insieme ad altre sono state ricordate da Cleto Bucci,

Console Regionale T.C.I., il quale ha evocato tanti altri episodi come la bonifica del Pantano, o l’invettiva del sindaco Cotugno nei confronti dei “ruvesi ignoranti” che si lamentavano dei disagi provocati dai lavori  per l’installazione delle fontanine le quali, nel 1919 furono distrutte da vandali (Munne è stot, munne è, doverosa ed efficace citazione vernacolare); o la processione penitenziale di “Gesù Calvario”, descritta da Domenico Cantatore, per propiziare le piogge, dove le preghiere si mescolavano a disperate imprecazioni.

L’acqua ha sempre suscitato passioni, lotte ma non sempre rispetto se si pensa allo spreco che ne viene fatto. E la lotta a comportamenti impropri e l’educazione a un consumo efficiente di questa importante risorsa è l’obiettivo che si intende perseguire con la diffusione di questo volume nelle scuole da parte della Biblioteca del Consiglio Regionale della Puglia “Teca del Mediterraneo”, come ha spiegato Daniela Daloiso, Dirigente Biblioteca e Comunicazione C.R. Puglia. La Daloiso ha sottolineato anche l’importanza di “All’àcque, all’àcque” come spaccato della storia di Ruvo di Puglia, storia di un centro pugliese che va tutelata nell’ottica della promozione del territorio.

In fondo riscoprire l’acqua, lo stretto rapporto tra essa e l’uomo è riscoprire l’essere comunità, come ha detto Vito Palumbo, il quale vede, nella sagoma stiliforme delle fontane, le colonne celebrative della Vittoria di epoca romana, l’abnegazione dell’uomo, la sua forza nel rendere fertile una terra riarsa. D’altronde sono stati dei “matti” a voler deviare il corso di un fiume dal Molise alla Puglia, realizzando l’Acquedotto Pugliese, e nella vita un po’ di follia per le grandi imprese è necessaria.

Ed è grazie al “matto” Michele D’Ingeo che conosciamo la vera storia dell’arrivo dell’acqua a Ruvo di Puglia, è grazie alla sua caparbietà e serietà, alla sua volontà di diffondere conoscenza e di educare a un maggiore rispetto dell’acqua. D’Ingeo ha ringraziato i suoi mentori, Raffaele Ruta, il poeta Nicola Stragapede e Cleto Bucci; ha ringraziato Cleto Di Terlizzi, che ha presenziato alla posa dei tubi, lavoro che si scontrava con ritardi dovuti alla natura morfologica del sottosuolo di Ruvo di Puglia. Ecco, fonti di diversa origine sono alla base del suo libro: documenti tecnici, lettere, note, foto d’epoca, ma anche poesie vernacolari, proverbi, aneddoti legati all’acqua. Tutto quello che riguarda la vita di una comunità perché l’acqua è vita.

Ed è stato questo uno dei motivi che ha spinto la Pro Loco di Ruvo di Puglia a sposare tale progetto, come ha sottolineato il neo presidente regionale dell’Unpli, Rocco Lauciello, il quale ha evidenziato il ruolo che l’istituzione svolge nella custodia e tutela del patrimonio culturale di Ruvo di Puglia. Ma ciò è stato reso possibile anche grazie a imprenditori e professionisti illuminati che hanno dato il proprio contributo alla realizzazione dell’opera  e che  è doveroso ringraziare: Pisicchio Costruzioni snc, Bimar, Mondo Casa Immobiliare, Farmacia Leone e Studio Consulenza Automobilistica di Giovanni Zanni.

A fine incontro è intervenuto il sindaco Pasquale Chieco che ha sottolineato la forte valenza identitaria delle fontane e quindi dell’Acquedotto Pugliese, opera titanica di cui si parlava già ai tempi dei Borboni, ponendosi in atteggiamento critico nei confronti dell’Unione Europea circa la possibilità di privatizzare la gestione di questo bene preziosissimo.

Molto bella e intensa, poi, e degna conclusione della serata è  la poesia in vernacolo“Arrvò l’àcque”, letta dal suo autore, Pietro Stragapede, che correda l’opera di Michele D’Ingeo, in vendita presso la Pro Loco di Ruvo di Puglia.

E’ un’importante occasione per riscoprire la storia di Ruvo di Puglia attraverso una diversa prospettiva.

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