Cultura

Il “Landowska” si apre con “Puglia, le età del jazz”. Sbisà e Minafra: «Ora una Fondazione per il Talos Festival»

Soppressata e taniche di olio extravergine di oliva erano il compenso dei musicisti che, nei primi anni Novanta, accompagnarono il Maestro Pino Minafra nella sua folle e appassionata missione: far conoscere il jazz a un pubblico più vasto con il Talos Festival.

Lo spazio antistante al Campanile della Cattedrale di Ruvo di Puglia fu il primo palcoscenico di uno dei più importanti festival jazz italiani, connotato dalla “melodia, la ricerca, la follia”, quest’ultima incarnata in un paio di orecchie gigantesche e nel naso clownesco del sassofonista Carlo Actis Dato che divertì il pubblico, locale e forestiero.

Qualche anno più tardi, il palcoscenico si sarebbe spostato di qualche metro per approdare sul sagrato della Cattedrale, una dei protagonisti del festival di Minafra e presente, in questa “veste jazz”, nella foto di Diego Amenduni, sulla copertina di “Puglia, le età del jazz” (Adda Editore) scritto da Ugo Sbisà, critico musicale e docente di Storia del Jazz al Conservatorio “N. Piccinni” di Bari.

Il libro è stato presentato ieri, nel corso della serata inaugurale del Festival “Wanda Landowska”, giunto alla settima edizione e affidato alla direzione artistica della Maestra Margherita Porfido, nella Sala Conferenze della Pinacoteca Comunale, ove si svolgerà la maggior parte dei concerti del “Pianofestival” e del sesto Concorso internazionale di clavicembalo e del Cembalofestival ad aprile. Il Festival, organizzato dall’Associazione Culturale “Terra Gialla” in partnership con la Pro Loco di Ruvo di Puglia, è patrocinato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Ruvo di Puglia e dalla casa editrice musicale Barenreiter di Kassel (Germania).

L’assessora alla cultura Monica Filograno ha spiegato che con la scelta di presentare il libro in occasione del “Wanda Landowska” si vuole creare un filo conduttore tra il festival dedicato alla clavicembalista polacca e il festival jazz made in Ruvo di Puglia in cui si inserisce il progetto dedicato alla banda, patrimonio musicale del Sud, che Minafra vuole tutelare. Inoltre i luoghi dei concerti, la Pinacoteca Comunale di Arte Contemporanea e la Cattedrale sono alcuni dei tesori di Ruvo di Puglia “Città d’Arte”, riconosciuta come tale, in via ufficiale, pochi giorni fa.

Sbisà, conversando con la collega e musicista Fiorella Sassanelli, che trova il libro un «racconto argomentato e ragionato» sul jazz, intreccia le narrazioni degli amici dei suoi genitori e di anziani amanti della musica che hanno contribuito alla sua formazione, con la storia del jazz in Puglia che ha avuto inizio nel 1923.

In questi anni, famiglie intere partono da Napoli e Palermo per gli Stati Uniti: di esse fanno parte coloro che hanno suonato nelle filarmoniche di paesi, presso i barbieri, oppure nelle bande che ripropongono per un pubblico meno colto le grandi opere liriche portate in scena nei teatri blasonati. Da Genova partivano, invece, le navi da crociera dove si esibivano orchestrine composte da musicisti, per lo più meridionali, i quali, salpati a New York, accorrevano a comprare gli ultimi dischi dei grandi del jazz per imparare nuove melodie, riproporle e rendersi più appetibili sul mercato del lavoro.

Non solo. I primi jazzisti pugliesi sono il suonatore di banjo Mike Ortuso di Monte Sant’Angelo e Vito Morea di Noci ( la città del Festival Jazz fondato da Pino Minafra, dal poeta Vittorino Curci e dal sassofonista Roberto Ottaviano). Con loro si fa un viaggio nell’Italia fascista che mal tollerava il jazz, di origine africana: ma l’amore per la musica vinse ogni cosa e si inventarono escamotage per aggirare i divieti come suonare musiche di Luigi Braccioforte, ossia di Louis Armstrong). Il libro «non intende essere una Guida Monaci del jazz – spiega Sbisà – ma un racconto, sia pure rigoroso, una narrazione su coloro che hanno dato, effettivamente, a esso un contributo creativo». Tra questi Pino Minafra e Roberto Ottaviano che Sbisà considera «spartiacque tra il dilettantismo e il professionismo nel jazz».  Tra l’altro Roberto Ottaviano, presente in sala, ha regalato con Livio Minafra brevi e intense performance che hanno inframmezzato la presentazione.

Un’altra età del jazz coincide con lo sbarco degli Alleati in Italia meridionale, con gli americani che portano libertà e jazz. E fu così che Foggia e Bari, dove si esibì un giovanissimo Frank Sinatra, sono, insieme a Brindisi, vivaci fucine di talenti jazz locali.

Bruno Giannini, per esempio, musicista e commerciante, impara a suonare il jazz ascoltando gli americani e lo fa conoscere, nel 1945, agli amici milanesi ancora acerbi in materia (i Tedeschi avevano abbandonato da poco l’Italia del Nord), facendosi apprezzare da orchestre locali tra cui quella di Gorni Kramer.

Si giunge agli anni più recenti, che vedono Keith Tippett, ospite del Talos, “maltrattare” un pianoforte, con la minaccia di non essere pagato in caso di danneggiamento; o gli anni che vedono 17mila amanti del jazz accorrere a Bari per ascoltare Miles Davis.

Anni intensi, pieni di passione che Sbisà  ha ritrovato nel Talos Festival, un festival nato da passione e volontà – i soldi sono relativi benché importanti. Urge, tuttavia, la necessità di creare una Fondazione  Talos Festival che dia stabilità al grande contenitore culturale e in cui far confluire anche il progetto “La Banda” per garantire la continuità tra passato, presente e futuro.

Pensiero condiviso dal Maestro Pino Minafra che parla degli anni trascorsi, sacrificando anche tempo agli affetti, per valorizzare e portare il jazz ovunque, nel mondo. Lui che ha suonato ovunque nel mondo, con la Italian Instabile Orchestra, ha ricevuto anche offerte di stabilirsi all’estero, ma alla fine ha preferito rimanere nel Sud, ricco di talenti e di cultura, che non deve chinare la testa dinanzi ad alcuno. Ora il suo impegno è quello di contribuire a creare la Fondazione, la sua «ossessione».

L’esibizione finale con Minafra jr e Roberto Ottaviano, in “stile Minafra”, conclude la conferenza-concerto.

Questa sera, alle 19.00, la Sala Conferenze della Pinacoteca ospiterà il concerto “Tastiere a confronto” con la fisarmonicista Eugenia Cherkazova e Livio Minafra al pianoforte. Ingresso gratuito.

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