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Ruvo di Puglia a Foggia per dire “no” al caporalato. Il sindaco Chieco: «Accanto agli oppressi in nome della legalità»

Ruvo di Puglia dice “no” allo sfruttamento nei campi e in ogni luogo di lavoro; dice “no” alla schiavitù; dice “no” al caporalato.

Ieri lo ha pronunciato a Foggia, supportando lo sciopero dei braccianti immigrati coi  “berretti  rossi” che, nella mattinata e nel pomeriggio, hanno protestato contro le inumane condizioni  in cui operano: turni di lavoro senza pausa sotto il sole cocente per caricare quintali di pomodoro a pochi euro all’ora; pessime condizioni igieniche nei tuguri in cui sono costretti a vivere; disapplicazione della normativa sulla sicurezza sul lavoro e su strada che ha trovato un tragico esito nell’incidente di Lesina, con dodici lavoratori immigrati, stipati in un furgoncino, periti e, qualche giorno prima, in un altro incidente nei pressi di Foggia dove hanno perso la vita quattro lavoratori extracomunitari.

Il “no” è stato pronunciato da rappresentanti  di associazioni e partiti locali, tra cui Rifondazione Comunista, nel corteo mattutino organizzato dall’Unione Sindacati di Base e partito dall’ex ghetto di Rignano, vicino San Severo, fino a raggiungere la Prefettura ; è stato detto con Pasquale Chieco, sindaco di Ruvo di Puglia, e con le consigliere comunali Pina Picciarelli e Irene Turturo (AppDem) che hanno partecipato  al corteo pomeridiano con Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil, Arci, Amici dei migranti, Migrantes, Acli, Caritas e Libera.

«Abbiamo sentito il bisogno di raggiungere Foggia – ha commentato il primo cittadino dalla pagina istituzionale Facebook – e sfilare accanto ai sindacati, alle associazioni e soprattutto accanto ai tanti braccianti che chiedono ogni giorno di lavorare in modo dignitoso nelle nostre campagne; che vogliono essere liberati dallo schiavismo e dallo sfruttamento dei caporali».

Il corteo è partito dalla zona antistante il piazzale della stazione e si è concluso in Piazza Cesare Battisti.

Alle manifestazioni ha partecipato anche il governatore Michele Emiliano mentre, nei giorni scorsi, cordoglio per l’incidente di Lesina è stato espresso dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini giunti a Foggia per un vertice in Prefettura.

I due cortei  sono stati dedicati alla memoria delle vittime del caporalato.

E come non pensare anche a Paola Clemente, la bracciante di San Giorgio Jonico «morta di fatica per due euro l’ora sotto il sole del 13 luglio 2015» mentre “toglieva l’acinino” nelle campagne di Andria? Come non pensare alla incapacità di far rispettare la legge 199/2016 contro il caporalato promulgata proprio a seguito della morte di Paola Clemente?

E se la lotta al caporalato, allo sfruttamento lavorativo partisse anche dal basso, iniziando a chiedersi come mai eccellenze della nostra terra siano vendute a prezzi “molto convenienti” o “molto competitivi”? Una risposta onesta a cui seguisse un comportamento virtuoso teso a dare “valore” al lavoro e non un “costo” contraddirebbe Lev Tolstoj che scriveva: «Siedo sulla schiena di un uomo, soffocandolo, costringendolo a portarmi. E intanto cerco di convincere me e gli altri che sono pieno di compassione per lui e manifesto il desidero di migliorare la sua sorte con ogni mezzo possibile. Tranne che scendere dalla sua schiena».

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