Attualità

“I PRIMI 100 ANNI” DELLA SIGNORA LAURA: FESTEGGIATO IL SECOLO DI VITA

In genere è sconveniente chiedere ad una donna della sua l’età, è maleducazione. Davanti, però, al blu degli occhi della mia interlocutrice, la signora Laura (all’anagrafe Aurelia Chiarulli), così dolci e pacati, non ho resistito e ho azzardato la domanda.
Sembrava una bambolina di cera, fragile, una di quelle che hai paura a toccare per timore che possano improvvisamente rompersi. Il capo era canuto, il viso dolce, angelico, ma corrugato; in ciascuna ruga leggevo traccia di ogni sorriso e di ogni lacrima versata nei suoi anni. Eppure, vedendomi arrivare, non ha avuto un attimo di esitazione e, facendo leva sulla sua amica stampella, si è tirata su dalla sedia per stamparmi un sonoro bacio sulla guancia.
Quello sguardo mi infondeva una tale serenità che ero certa che la risposta alla mia “invadente” domanda sarebbe stata altrettanto rassicurante.
Non mi sbagliavo, è stato proprio così!
“Da donna a donna, te la senti di confidarmi quanti anni hai?”, ho esordito.
La risposta al mio interrogativo è arrivata con un sorriso appena appena accennato, quasi di rassegnazione, ma allo stesso tempo felice: “Ho 100 anni, compiuti lo scorso 4 gennaio”.
“Una testarda capricorno” le dico. Lei, guardandomi con quegli occhi che di tanto in tanto si animavano di un improvviso sussulto di vita, ha alzato fiera il braccio destro all’altezza del volto e, dopo aver unito pollice ed indice, ha disegnato una linea orizzontale immaginaria nel vuoto e con tono deciso ha detto “So sembe teniute la copa tuaste e re cause cu maiche avaine felò!”. È in quell’istante che è uscita fuori la forte tempra della signora Laura, il carattere da combattente che probabilmente la contraddistingueva in età giovanile e che purtroppo il peso degli anni aveva inesorabilmente sopito.
Non è stata un’esistenza semplice quella della signora Laura nata nel 1918, sul finire della Prima Guerra Mondiale. Tutto era una complicata conquista.
A soli 40 anni un dolore inimmaginabile: rimane sola, suo marito è stroncato da un male allora incurabile, un tumore. La coraggiosa signora Laura, però, non si arrende e, tra mille difficoltà, riesce col suo lavoro di sarta a barcamenarsi, assicurando serenità alle tre creature nate da quell’amore puro per il suo Antonio. È stato lui il suo unico “fiore”, il solo che ha amato, dopo non c’è stato spazio per nessun altro. “Se Dio avesse voluto – ha asserito con convinzione la nonnina scuotendo il capo e con quel suo piacevole eloquio dialettale – avrebbe lasciato vivere mio marito!”.
Curiosa della tenacia di una donna che ha superato negli ultimi anni pure la frattura di un femore, ho continuato a fare domande su domande e lei, talvolta quasi assente, con l’aiuto della figlia Pasqua, abbozzava risposte in alcuni casi esilaranti. E così alla più banale delle domande che si possano fare ad una centenaria “Qual è il segreto per arrivare a 100 anni?”, la nonnina mi ha stupito e poi strappato un sorriso. Aveva la risposta in tasca, prontamente, e quasi che fosse la normalità vivere un secolo, ha detto: “E che ci vuole il segreto? È Criste ca cumanne!”.
Mi sposto con la mia curiosità sul versante culinario e ancora una volta, senza esitazione, la signora Laura mi ha ripetuto più volte, quasi a voler sottolineare i suoi gusti alimentari e a volermi convincere, “il pesce, il pesce, mi piace il pesce” e poi, ha aggiunto la figlia, non disdegna la verdura, la frutta e a pranzo si concede anche un po’ di vino con acqua.
Oggi non ha nessun interesse se non godere dell’affetto dei suoi cari di cui vuole sentirsi attorniata per non sentire la solitudine. Le fanno tanta compagnia le voci dei suoi amati pronipoti e con loro ritorna piacevolmente bambina guardando per ore i cartoni animati.
Una famiglia longeva, quella di origine della signora Laura, che contava (sono morti tutti tranne lei) nove figli: 4 uomini e 5 donne, queste ultime decedute tutte dopo il 90esimo compleanno.
È stato proprio il raggiungimento dell’importante traguardo delle 100 candeline della nonnina Laura a fornire l’occasione per una simpatica rimpatriata familiare.
Attorno alla centenaria c’erano tutti: le tre figlie Pasqua, Rita e Grazia, gli otto nipoti e i sette pronipoti. A portare il saluto della città, poi, non poteva mancare la figura del sindaco, Pasquale Chieco, che ha omaggiato la fortunata con una targa celebrativa del suo secolo di vita.
La dolcezza della nonnina Laura è stata così contagiosa che in quella mezz’ora l’ho sentita anche un pò mia. Il suo desiderio a 100 anni “di vivere una vita buona”, come mi ha confidato, è inevitabilmente anche il mio e di tutta la comunità ruvese.
Auguri a nonna Laura!

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