Cultura

Presentati gli Scritti dedicati a S. Angelo. Cleto Bucci: «L’organo a canne ritorni a suonare»

Una folta platea, composta soprattutto dagli studenti dell’Università della Terza Età “Nicola Cassano”, ha assistito ieri sera, nell’auditorium “Monsignor Francesco Lorusso” a Ruvo di Puglia, alla presentazione di “Scritti di ieri e di oggi per la storia della chiesa di S. Angelo di Ruvo di Puglia” (Università della Terza Età – CLSPegasus), saggio storico-artistico di autori vari, coordinati da Cleto Bucci, curatore del testo. La realizzazione del saggio ha trovato un notevole supporto anche nell’azienda Eurocoop.

Un “racconto” corale ed erudito, quindi,  su una delle più preziose testimonianze della pietas, dell’arte, della storia, dei poteri a Ruvo di Puglia: la Chiesa di San Michele Arcangelo a Ruvo di Puglia, situata nel punto più alto della città. Ma soprattutto è un invito, solenne e “severo”, a investire nella tutela del patrimonio artistico ecclesiastico e da parte delle istituzioni e da parte dei cittadini, soprattutto i giovani, come fecero, più di quarant’anni fa, i “capelloni” del Centro Turistico Giovanile “Torre del Pilota”, animati da passione, volontà, con pochi mezzi.

I ragazzi del C.T.G., nel 1972, redassero un inventario delle opere e scoprirono, anche fortunosamente, ordinarono e catalogarono reperti  e opere della Chiesa di Sant’Angelo affidata, all’epoca, alle cure di un giovane sacerdote, Don Paolo Cappelluti, a cui sono dedicati gli Scritti.

Presenti Monsignor Domenico Cornacchia, Vescovo della Diocesi Molfetta-Ruvo-Terlizzi-Giovinazzo, don Michele Del Vecchio, attuale parroco della Chiesa di Sant’Angelo (come è chiamato comunemente il tempio dedicato all’Arcangelo Michele), il sindaco Pasquale Chieco, l’assessora alla Cultura Monica Filograno, don Vincenzo Speranza, preside dell’Università della Terza Età, la professoressa Rita Leone e, naturalmente, il curatore Cleto Bucci.

Dopo una breve presentazione del libro a cura della professoressa Leone, la quale individua nella generosità dei ruvesi il filo rosso che lega l’antica costruzione del tempio risalente al Quattrocento a quella del Settecento, don Vincenzo Speranza sottolinea l’importanza del ruolo dei sacerdoti e della comunità nella cura e manutenzione delle antiche chiese e dei loro arredi. Ricorda le peripezie, le difficoltà nel reperire 600 milioni di lire per il restauro della Chiesa di San Domenico, patrimonio della collettività «da consegnare a chi viene dopo di noi».

E’ la volta di Cleto Bucci che, tramite diapositive, illustra a grandi linee i contributi del testo. La copertina ha un alto valore simbolico: ritrae un pinnacolo della Chiesa di San Michele Arcangelo. Un pinnacolo, un dettaglio, ma la perfezione di un’opera si svela, appunto, nei dettagli e cita la frase di Gustave Flaubert: «Dio è nei dettagli». E’ un viaggio nel tempo nella zona Sant’Angelo di Ruvo di Puglia, con l’antico Ospedale e monastero; è un viaggio con le antiche cartine del Seicento, in cui la Chiesa di Sant’Angelo è un toponimo, un luogo degno di essere menzionato al pari delle città. Bucci ricorda il lavoro svolto con i giovani del C.T.G. “Torre del Pilota”, cita la sensibilità di don Paolo per la tutela dei beni architettonici della città e di Sant’Angelo, in particolare, coi suoi stucchi che celano meraviglie di oro e marmi colorati e il suo meraviglioso organo a canne del Settecento, ritornato a nuova vita, per volontà dello stesso Don Paolo che ne promosse il restauro, nel 2010, dopo cinquant’anni di inutilizzo. E ritornò a nuova vita con un ciclo di concerti che Bucci prega don Michele Del Vecchio di consentire perché «è un delitto non farlo suonare».

Conclude il primo cittadino che loda l’operato della Università della Terza e degli storici locali, tesi a rinforzare, col proprio operato, la consapevolezza dei luoghi che si abitano. E alla “preghiera” di fare in modo che la Università possa avere una propria sede (attualmente è ospitata presso l’Istituto Sacro Cuore), Chieco risponde che si cercherà di soddisfare questa richiesta. «Ma in cambio dobbiamo collaborare per fare il bene della collettività» aggiunge, scherzosamente.

 

 

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