Religione

Mons. Luigi Martella: "Auguri, perchè sia "Buona e Santa Pasqua"!"

Riceviamo e pubblichiamo auguri pasquali del vescovo della nostra diocesi Mons. Luigi Martella.

Pasqua è festa della vittoria sul nemico più acerrimo dell’umanità, quello più irriducibile: la morte. La potenza della risurrezione ha mandato in frantumi la pietra sepolcrale facendo esplodere la vita nuova e inondando di luce ogni tempo e ogni spazio. Pasqua è l’evento che vuole invitarci a ricominciare da Dio. L’augurio, pertanto, è che la “buona Pasqua” diventi anche “santa Pasqua”. Finché la buona Pasqua non diventa santa, siamo ancora limitati nell’ambito delle nostre tradizioni e consuetudini. Non si tratta soltanto di una questione lessicale. La santa Pasqua è un appello ad intercettare la visione alta della vita cristiana, ad entrare nel significato profondo di essa che etimologicamente significa “salto”, “passaggio”, ma cristianamente significa ricerca, vigilanza, soprattutto volontà di cambiamento, rinnovamento. Un vero cambiamento avviene prima che nelle strutture, nel cuore, nella coscienza, nei pensieri, nei sentimenti. Solo attraverso il rinnovamento del cuore possono verificarsi gli altri cambiamenti. Papa Francesco lo va ripetendo in ogni occasione con il suo stile e con il suo linguaggio semplice ed efficace. Proprio per questo ha deciso di impegnare la Chiesa a celebrare l’Anno Santo della Misericordia.
Egli chiede ai fedeli di sperimentare la misericordia di Dio per poter risplendere della luce del Risorto e per poter illuminare gli altri di questa luce, che è verità liberante e salvatrice. Lo stesso Pontefice ha scritto, inoltre, l’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium per parlarci della gioia e della bellezza del Vangelo. Ad essa si ispira anche il tema del prossimo Convegno della Chiesa italiana a Firenze: «In Cristo, il nuovo umanesimo». Siamo chiamati a disegnare il volto di una nuova umanità che non può essere che il volto dell’amore, delle solidarietà, della vicinanza; un umanesimo dunque che abbatte le frontiere del pregiudizio, estingue le contese e soprattutto ci apre alla prospettiva dell’incontro tra i popoli.
In questo periodo di difficoltà sono molti quelli che diventano profeti di sventura. Certo, noi dobbiamo avere chiara la consapevolezza della gravità dei fatti della storia, senza sminuirne la portata, e sicuramente dobbiamo ammettere che attraversiamo un momento difficile e impegnativo, ma non possiamo misconoscere neppure il bene che cresce intorno a noi. Non possiamo non riconoscere l’entusiasmo e l’accresciuto sapere delle nuove generazioni, la ricerca sincera di autenticità e lealtà che ci viene da parte dei ragazzi o dei giovani, la corresponsabilità che invocano nei rapporti interpersonali e sociali, e soprattutto quella grande sfida di edificare un futuro possibile e credibile.
Buona e Santa Pasqua! Con tanta cordialità
+ don Gino, vescovo

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