Attualità

“L’ultimo gesto d’amore” di Mina Welby, una storia di libertà e di vita

“L’ultimo gesto d’amore” (Marotta&Cafiero Editori) è una storia di coraggio, di dignità, di lotta, di vita. E di amore, appunto. Quello tra Piergiorgio e Mina Welby.

Il libro è stato presentato dalla stessa Mina, coautrice con Pino Giannini, nell’incontro-dibattito organizzato da Partito Democratico, Sinistra Ruvese, Ruvo Futura e Movimento Politico Schittulli sabato 25 marzo presso la Casa della Cultura, a Ruvo di Puglia.

Durante l’incontro, moderato da Pina Picciarelli, consigliera comunale PD, nel quale sono intervenuti Felice Spaccavento, dirigente medico anestesista e Pasquale Chieco, sindaco di Ruvo di Puglia, è stato fatto un focus sul testamento biologico, oggetto della proposta di legge “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento” in discussione, in questi giorni, alla Camera.

Le disposizioni anticipate di trattamento (testamento biologico) sono espressione della volontà di una persona, capace di intendere e volere, in merito al percorso terapeutico che intende o meno affrontare nel caso in cui non sia capace di esprimere il proprio consenso o diniego alle cure proposte dai medici per malattie o lesioni traumatiche cerebrali invalidanti o irreversibili o che costringano a terapie permanenti con macchinari.

Mina Welby, co-presidentessa dell’Associazione “Luca Coscioni”, ha parlato dei momenti più salienti e anche più intimi della vicenda o del “caso Welby” che, più di dieci anni fa, divise l’opinione pubblica italiana e internazionale, il mondo della scienza, il mondo della politica e sconvolse le coscienze e il senso etico di tutti.

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Sul sito dell’Associazione “Luca Coscioni”, si legge che «Piergiorgio Welby, affetto da distrofia muscolare, è stato il pioniere della battaglia per l’eutanasia legale e per il diritto al rifiuto dell’accanimento terapeutico in Italia. E’ stato co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni.

Nel luglio del 1997, vicino al compimento dei suoi 52 anni, la moglie Mina chiamò i soccorsi in seguito ad una crisi respiratoria. Da quel momento Piergiorgio resterà attaccato ad un respiratore artificiale benché l’avesse rifiutato e, uscito dal coma, con il suo permesso fu sottoposto ad una tracheotomia.
Questa condizione lo spinse a chiedere più volte che gli venisse «staccata la spina», ma la sua richiesta non fu subito accolta in quanto pareva contrastante con le leggi in vigore.

Chiese ufficialmente la propria morte nel 2006: il caso di Welby (per alcuni «eutanasia» – precisamente eutanasia passiva, per altri rifiuto dell’«accanimento terapeutico», per altri ancora diritto all’autodeterminazione) suscitò in Italia un acceso dibattito sulle questioni di fine vita e, più in generale, sui rapporti tra legge e libertà individuali».

Nel frattempo Mina, amorevole, che girava intorno al letto di Piergiorgio col suo sorriso e con il suo entusiasmo, cercava nuovi interessi, nuovi stimoli che lo coinvolgessero e lo distogliessero dalla sua idea di chiedere la morte, una «morte opportuna». Infatti, quando le terapie non conducono a un miglioramento o alla guarigione, la morte è tale, come scrisse lo stesso Piergiorgio nella lettera aperta all’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano.

Non esiste la morte dignitosa perché la morte non ha dignità, valore che appartiene solo alla vita.

Mina Welby ripone speranze nella legge sul testamento biologico. Come tutti coloro che vivono il dolore, la sofferenza. Come tutti coloro che sperano sparisca la zona grigia dove la terapia e l’accanimento terapeutico hanno confini indefiniti, affinché sia garantita l’autodeterminazione, la libertà dell’individuo, in conformità agli articoli 3, 13 e 32 della Costituzione italiana.

Felice Spaccavento ha parlato della sua esperienza, anche come palliativista, nelle corsie, scenari del rapporto privilegiato che instaura con ogni suo paziente. Spesso i medici devono vivere gli stessi conflitti interiori che lacerano i parenti di chi soffre atrocemente, nonostante le terapie.

Spaccavento ritiene che “L’ultimo gesto d’amore”, dedicato all’«accanimento d’amore», sia un libro che tutti dovrebbero leggere, medici e studenti. Intanto, sottolinea la sussistenza di differenze, tra Nord e Sud Italia, nel trattamento delle malattie degenerative. I percorsi diagnostici-terapeutici-riabilitativi sono più lenti al Sud. Per questo è necessario implementare il personale medico e infermieristico che deve avere una formazione ad hoc di eccellenza. Inoltre, occorre garantire anche la velocità nella somministrazione dei presidi.

Molto intenso l’intervento del sindaco Chieco il quale concorda sulla necessità che il piccolo libricino abbia ampia diffusione e afferma, deciso, che la libertà di scegliere un percorso terapeutico sia rispettata soprattutto dalle istituzioni. Alcuni parlamentari, negli anni, hanno dimostrato di possedere una concezione disumana della tutela dei valori umani, giudicando ottusamente determinate scelte. La lettura del libro di Mina Welby potrebbe essere loro illuminante, secondo il consiglio di Emma Bonino che ne ha curato la prefazione.

In settimana, intanto, la Giunta Comunale ha dato attuazione, con delibera, all’atto deliberativo del Consiglio Comunale dell’11 novembre 2014 con cui, all’unanimità, si approvò l’ordine del giorno, portato dagli allora consiglieri PD Luca Crispino, Biagio Mastrorilli, Alessandro Pellegrini e Francesco Summo, relativo all’istituzione di un Registro di raccolta del testamento biologico.

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