Formazione

LA SCUOLA “COTUGNO-CARDUCCI-GIOVANNI XXIII” IN MARCIA CONTRO LE MAFIE

Una prima giornata di primavera sotto la pioggia gelida non ha spaventato le oltre 40mila persone giunte oggi a Foggia, per dimostrare la voglia di lottare e impegnarsi contro le mafie. Sono le forze vive della società pugliese: giovani delle scuole, associazioni cattoliche e laiche, scout, sindacati, migranti, arrivati con 270 pullman da tutta la regione. Tra questi variopinti partecipanti anche dodici alunni di terza, rappresentanti della scuola “Cotugno-Carducci-Giovanni XXIII”, accompagnati dalla referente prof.ssa P. Loiacono e dal prof. L. Sparapano, grazie all’organizzazione dell’Amministrazione Comunale ruvese. I ragazzi sono stati accompagnati anche dal Sindaco Pasquale Chieco e dalle Assessore Monica Filograno e Monica Montaruli.

Il freddo ha come temprato la volontà dei ragazzi di dire il proprio “no” alla cultura della illegalità, della violenza, della mafia, quella conclamata come quella strisciante e silenziosa. Foggia è la seconda provincia in Italia, dopo Napoli, dove ancora si spara e si muore a causa della criminalità organizzata. I partecipanti hanno esposto striscioni (“Soli si muore”, “La mafia impedisce di sognare”, “Noi siamo qui, tu da che parte stai?”), sventolato bandiere, cantato a gran voce e ascoltato i nomi delle 950 vittime di mafia, pronunciati uno per uno, davanti ad una folta rappresentanza dei familiari; tra di essi, i nomi di Antonio Lorusso e Giuseppe Di Terlizzi, vittime ruvesi.

I ragazzi, nelle rispettive classi, si sono preparati leggendo e documentandosi sulle storie delle vittime di mafia, hanno incontrato i referenti regionali di Libera, e hanno prodotto cartelloni e pop-up, purtroppo non esposti lungo la marcia a causa della pioggia. La cronaca dell’evento sarà scritta dagli stessi protagonisti, che abbiamo visto attenti e coinvolti tanto durante la lettura dei nomi quanto durante l’accorato discorso di don Luigi Ciotti. Crediamo che eventi di tale spessore valgano molto più di tante lezioni, perché si può toccare con mano l’anelito di legalità e il desiderio di un senso di cittadinanza all’insegna del rispetto, dell’integrazione, della sicurezza, della pace.

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