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“IL METODO FAMIGLIA FELICE” RACCONTATO DA ALBERTO PELLAI

Il Museo del Libro/Casa della Cultura di Ruvo, martedì scorso 17 aprile, si è fatto accogliente contenitore di un dialogo assai interessante su un tema delicato e di interesse comune qual è il “mondo famiglia”.

All’incontro, organizzato dall’Ass.ne Culturale Calliope/Presidio del Libro Libreria L’Agorà – Bottega delle Nuvole e dagli Assessorati alla Cultura e alle Politiche Sociali, hanno preso parte Alberto Pellai, medico, psicoterapeuta dell’età evolutiva e autore insieme alla moglie, la psicopedagogista Barbara Tamborini, del saggio “Il metodo famiglia felice“, l’Assessora alle Politiche Sociali Monica Montaruli e una folta schiera di mamme e papà fortemente incuriositi dal tema in oggetto.

Il libro, con il suo titolo estremamente lineare (“Il metodo famiglia felice“) a primo acchito appare, inutile negarlo, una provocazione bella e buona. È come se i due autori, forti della loro esperienza sia come genitori di quattro ragazzi sia come professionisti della psiche,  dichiarassero con una gran faccia tosta di avere in tasca la ricetta miracolosa: ingredienti e dosi per la felicità nelle mura famiglia. Quattro salti in padella Findus, praticamente!

Come se fosse facile! Come se con poche e  semplici mosse sulla scacchiera della vita di persone diverse, con storie diverse, culture diverse, ambizioni diverse, e via discorrendo, il risultato sia bello e garantito! Perché c’è, esiste un “metodo” e la felicità non è più una chimera. Niente di più facile. Tanto cattivo sangue annientato con la lettura di 300 pagine o poco più.
Non sembra una ciclopica provocazione?

Per fortuna l’illuminazione arriva buttando l’occhio poco più sotto. Dice il sottotitolo “Come allenare i figli alla vita“. È la manna dal cielo! Questa specificazione pare il sale nella minestra e dà effettivamente sapore all’idea di un manuale di istruzioni molto pratico (quello che poi è effettivamente) con tanto di illustrazioni, schemi, esempi, didascalie e tanti giochi fruibili da chiunque.

Ma la domanda nasce spontanea: come si allenano i figli alla vita? Quali sono le strategie ad hoc per far sì che ogni famiglia issi la bandiera “Qui siamo tutti baci e abbracci”?

Andiamo con ordine.
Premessa una santa verità, cioè che la famiglia del Mulino Bianco, quella perfetta da cartolina è pura invenzione del tubo catodico e che quei sorrisi spropositati a 32 denti solo specchietti per le allodole su un pacco delle merendine, gli autori individuano nei genitori i più preparati allenatori ad un gioco meraviglioso ma non semplice che si chiama Vita.

E come in ogni gioco che si rispetti, anche nell’allenamento alla vita ci sono regole da rispettare che la coppia di coach deve impartire alla squadra per realizzare progetti comuni. Perché non si può sperare di vincere una partita (un capriccio, un muso lungo, una cocciutaggine) o, meno che mai, il campionato dell’adolescenza, per esempio, senza valide tattiche di gioco, improvvisando metodi educativi. Impossibile. Anche solo pensarci.

Uno degli ostacoli più duri per un genitore è oggi, come dice Pellai (ma è intuitivo), l’allenamento dei figli alla vita soprattutto nell’online. L’adulto deve fare l’adulto decidendo i tempi per l’arrivo di uno smartphone nelle mani e nella testa soprattutto di un bambino. Alla comunione? Sicuramente meglio una bici che un telefono con tutte le sue problematiche di dipendenza.

Uno dei concetti di cui il manuale fa più abuso in assoluto è quello di “autostima“, che non è quella cosa per cui uno dice “IO SONO UNA PERSONA MERAVIGLIOSA”, ma è il valore per cui ciascuno sa chi è nello specchio di fronte a sé, conoscendone intimamente debolezze e punti di forza. È qualcosa di profondo, come le fondamenta di una casa.
Questo metodo – dice Pellai – parte dall’idea che la famiglia è il luogo dove ciascuno fonda l’idea che ha di sé, una palestra dove scoprire e tenere insieme punti di forza e limiti. La quotidianità e la continuità dell’esperienza rendono la famiglia un luogo reale e simbolico al tempo stesso che ciascuno porterà dentro di sé per sempre, come un marchio di fabbrica a partire dal quale, tutte le altre esperienza dovranno mettersi in relazione”.

E in che modo imparare ad essere felici?
“Il gioco è il miglior modo per relazionarsi fra pari mettendo a nudo i propri sentimenti ed emozioni e scoprendo quelle altrui, in un fruttuoso scambio di ruoli momentaneo.
Anche attività all’apparenza banali, come il cimentarsi in attività manuali che richiedono il contributo di tutti, come cucinare o il creare oggetti, o il competere in modo sano, come in giochi con sfide e premi, o il riflettere su storie e memorie, come nella visione di un film, diventano occasioni di crescita e di potenziamento dell’autostima“.

Conclude Pellai dicendo che: “IL METODO FAMIGLIA FELICE è, quindi, un saggio dedicato ad ogni tipologia famigliare, dai nuclei numerosi a quelli composti da un solo adulto e da un bambino/ragazzo dai quattro ai sedici anni, affinché si comprenda che esiste uno specchio di sé che è vivo, palpitante e, perciò, imperfetto: la famiglia, luogo dell’anima nel quale sentirsi davvero a casa”.

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