Attualità

“Homeless Cloud”, la charity app del ruvese Alessandro Angelico

Le app aiutano a vivere meglio e “smart”, in maniera intelligente, secondo le intenzioni dei loro creatori che sembrano possedere l’abilità di riconoscere anche i bisogni inconsapevoli di ognuno e di soddisfarli, con un semplice tocco sul display degli smartphone.

Ma esistono anche app che aiutano a far vivere meglio gli altri, come quella inventata da Alessandro Angelico, studente ruvese frequentante il quarto anno al Liceo Scientifico “Orazio Tedone”.

Alessandro ha creato, con un team di amici, “Homeless Cloud”, una charity app che “rivoluziona” la donazione di capi di abbigliamento smessi, “fuori moda” – anche se non è da sottovalutare l’appeal e la riscoperta del vintage.

Non è la prima esperienza nel mondo delle app per Alessandro. «Negli ultimi due anni ho intrapreso un progetto di alternanza scuola- lavoro che mira alla digitalizzazione del Museo Jatta» racconta. Infatti, ai ragazzi del “Tedone” si deve la creazione dell’app “MJ – Museo Jatta Virtuale”, da scaricare sul proprio smartphone attraverso un QR Code collocato accanto ad alcuni reperti, tra cui il Vaso di Talos.

Ci racconti di “Homeless Cloud”.

«Homeless Cloud” è l’app che ti permette di rivoluzionare il  modo di smaltire i capi d’abbigliamento e quei beni di cui noi non abbiamo bisogno ma possono essere importanti per chi vive in difficoltà economiche. Sismi, uscita improvvisa dal mercato del lavoro, fuga da Paesi poveri o dilaniati da conflitti – mi riferisco ai profughi – hanno creato condizioni in cui è nata o aumentata la richiesta di vestiario. Ecco, il nostro progetto vuole diventare una delle principali soluzioni a questo problema. Il buon senso, la solidarietà e la voglia di donare saranno il motore di “Homeless Cloud” e si garantirà alle associazioni di volontariato di reperire immediatamente le risorse, evitando loro la catalogazione e la gestione dei beni donati».

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Come funziona?
«Con una rapida iscrizione all’app, l’utente invia una proposta d’annuncio per donare i propri capi d’abbigliamento. Dopo il monitoraggio della proposta, si passa alla pubblicazione nella sezione “Annunci dell’app”, alla quale potranno accedere solo le associazioni di volontariato, dotate di account ‘Premium’ . Con questi account ad accesso privilegiato, si visualizzano tutti gli annunci disponibili e si ordinano, gratuitamente, i capi di abbigliamento, suddivisi per tipologia. Tutti i capi scelti e ordinati giungeranno, dopo qualche giorno, direttamente all’associazione di volontariato che li ha richiesti e che li distribuirà a chi ne avrà bisogno. Gli utenti che avranno donato i propri capi, poi, riceveranno dei punti ‘HC’ e, quando raggiungeranno una determinata soglia, potranno scegliere i premi dal Catalogo di Homeless Cloud».

Quando è nato il progetto?
«Il progetto è nato da ‘A scuola di start up’, un percorso di venti ore organizzato da “AuLAB”, laboratorio che porta la cultura d’impresa nelle scuole. Focalizzandoci sull’obiettivo di contribuire alla diminuzione delle percentuali di povertà assoluta, abbiamo pensato che il modo migliore per farlo fosse sfruttare le opportunità offerte dal digitale».

Le app possono essere inventate e implementate anche da soli, ma in team si condividono esperienza e saperi. Mi presenti il suo team.
«Sì. Il mio team è composto da Michele De Laurentis e Nunzio Calia che hanno creduto fermamente in questo progetto, aiutandomi a perseguire l’idea che ora sta per diventare realtà. Poi due ragazzi di 17 e 18 anni, rispettivamente della Sicilia e del Veneto, si occupano dell’organizzazione logistica di Homeless Cloud e dei vari canali pubblicitari».

Il progetto ha senza dubbio bisogno di finanziamenti…
«Si è pensato di realizzare una campagna di crowdfunding online per finanziarlo, e sarà disponibile a breve! Ed anche qui ci sono delle ricompense per tutti i finanziatori ed aziende, che potranno donare anche cifre irrisorie».

Una riflessione e una domanda un po’ provocatorie. “Dona e verrai ripagato. La prima app che ti permette di donare i tuoi vestiti e riscuotere meravigliosi premi”. Leggo il claim e penso che il concetto di dono legato a un premio materiale sposi più la logica del “do ut des”, non proprio un principio solidaristico il quale si fonda sul dare senza ricevere alcunché in cambio. Può spiegarmi questa “contraddizione”?
«Siamo abituati ad avere ogni singola cosa di cui si ha bisogno e voglia, dimenticando spesso i valori più autentici. Sono convinto che la solidarietà pura e semplice sarà sempre nei cuori dei più sensibili, ma con questo progetto e il sistema a punti riusciamo a raggiungere anche la fascia di popolazione meno sensibile a questi problemi».

Il progetto ha varcato i confini della città?
«Certamente. Il progetto, dopo una prima valutazione a scuola, è stato selezionato per le finali regionali presso la Camera di Commercio di Bari e, successivamente, per quelle nazionali al DigithOn di Bisceglie (Maratona di start up in competizione). E, in qualità di finalista del DigithOn, il progetto è stato presentato anche al Giffoni Innovation Hub tramite il progetto “A scuola di startup experience”».

Le app create da giovani come lei sono una delle espressioni del genio creativo italiano. Secondo lei è adeguatamente valorizzato tale genio?
«Non siamo ancora pronti a valorizzare i creativi: loro riescono a far progredire il mondo. Quando qualcuno ci farà caso, avremo fatto senz’altro un passo avanti».

Cosa consiglia a un ragazzo e una ragazza che vogliano dare vita a una app?
«Devono semplicemente avere attenzione ai bisogni altrui e alle criticità, credere nel progetto e perseguirlo con passione».

(Foto © Alessandro Angelico)

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