Palazzo Avitaja

CASO BERNOCCO: IL DOTT. DI RELLA REPLICA AD UN COMMENTO DELL’ASSESSORE AL PERSONALE DEL COMUNE DI RUVO DI PUGLIA

Continua a far discutere il caso Bernocco. Questa volta a replicare a un post dell’Assessore al personale del Comune di Ruvo di Puglia, prof. Francesco Stolfa su Facebook, è il dott. Salvatore Di Rella, reggente della Lista Insieme.

Partiamo dal post di commento dell’assessore, all’intervento del dott. Di Rella: «Rispetto le valutazioni del sig. Di Rella ma non le condivido. Egli stigmatizza un provvedimento disciplinare senza entrare nel merito dei fatti contestati che, ripeto, sono stati tutti esplicitamente ammessi per iscritto dal dipendente con relative scuse. Comprenderà il sig. Di Rella che se un dipendente comunale commette degli illeciti disciplinari non può essere esente da sanzioni solo perché ha specifici incarichi politici. La congruità della sanzione è indiscutibile in quanto largamente inferiore alle previsioni della legge e della contrattazione collettiva. Il mio intervento era doveroso, anche se si tratta di un provvedimento gestito dai competenti organi gestionali, in quanto è compito dell’organo politico difendere l’amministrazione da attacchi politici».

Questa la replica del dott. Di Rella: “Il sig. Stolfa, coratino e assessore ruvese al personale, ha scritto su Facebook un commento in merito alle mie personali valutazioni diffuse su alcune testate online che ponevano l’accento sulla ineccepibile condotta del dipendente comunale raggiunto da un provvedimento disciplinare esorbitante, ripreso addirittura dalla Gazzetta del Mezzogiorno in prima pagina, con tutto ciò che ne conseguirà. Il dipendente in questione, in 25 anni di attività, non è mai stato fatto oggetto di richiamo, anche solo verbale, dai suoi superiori; anzi, ha prestato diligentemente il suo servizio anche quando è stato chiamato a rivestire mansioni superiori (vi è una causa in corso anche su questa molto più delicata ed interessante vicenda).

Personalmente non mi sarei accorto dell’intervento del sig. Stolfa se non fossi stato invitato da un’amica a leggerne il contenuto. Sono un cittadino hi-tech, ma non ho mai accettato di entrare nella community mondiale dell’effimero. Nel libro delle facce, la mia non c’è mai stata, come non ci sono quelle di chi preferisce comunicare a tutti, proprio a tutti, il proprio pensiero, nessuno escluso, anche attraverso le testate online piuttosto che divulgare in ambiti ristretti ed esclusivi il proprio pensiero.

L’immaginario virtuale di Facebook avrebbe la prerogativa di essere il social network più diffuso, ma certo non ha la pretesa di raggiungere ogni utilizzatore della rete. E proprio dall’effimero, il dipendente avrebbe lanciato quegli “attacchi” all’Amministrazione che hanno fatto breccia tra i banchi della politica e che “doverosamente” hanno determinato il provvedimento disciplinare. Sono stato un assessore ruvese fino a qualche mese fa, e ricordo che Facebook ha rappresentato per il sindaco dell’epoca, Ottombrini, un tormento di non poco conto. Strumento mediatico per acquisire consensi in campagna elettorale, alternativo alla comunicazione di piazza, poi, sempre più di frequente, strumento di persecuzione intollerabile, soprattutto quando alcuni utenti deliranti hanno postato ‘ingiurie pesantissime e diffamatorie’ nei confronti del sindaco. Ricordo lo squallore di una di queste, postata da un dipendente pubblico (ministeriale).

Non per difetto di sensibilità e neppure per paura, ma solo per senso del ruolo e delle sue inevitabili implicazioni, il ruvese Ottombrini, dopo aver acquisito informazioni sulla vita privata dell’impertinente suo concittadino, decise in ultima analisi di accettare le scuse dall’avventato insultatore, evitando di proporre querela: la conoscenza personale e le valutazioni umane hanno prevalso – allora – sulla politica e sulla logica illecito-sanzione.

Ma in questo caso le controdeduzioni scritte rivolte dal dipendente comunale all’Amministrazione con ammissione dei fatti contestati (e non delle sue colpe) non sono bastate, anzi, l’assessore coratino – attraverso il suo ufficio – ha ritenuto di dover “applicare” la legge ed il contratto collettivo per punire una condotta ritenuta illecita. Una questione politica fatta calare con forza (o prepotenza) entro un provvedimento gestionale che compete – anche nel merito – solo ed esclusivamente ad organi gestionali. Se volessimo entrare nel merito dell’illecito disciplinare ci si potrebbe sbizzarrire con giurisprudenza, dottrina e pubblicazioni di illusti docenti giuslavoristi anche dell’Università degli Studi di Bari. Ma non è questo che conta. Qui non si sta punendo lo studente universitario insolente e impreparato, ma una parte attiva dell’Amministrazione che contribuisce al bene della sua città, anche attraverso il suo impegno politico quotidiano, la sua poliedrica attività culturale, le sue benemerenze, la sua umiltà, la sua disponibilità verso tutti.

Se solo, sig. Stolfa, lei fosse stato un pubblico dipendente a tempo pieno e indeterminato, incardinato in una qualsiasi Pubblica Amministrazione, avrebbe colto nelle controdeduzioni del dott. Bernocco quanta affezione egli ha manifestato verso il suo lavoro, svolto da anni con dedizione e impegno per il bene della città di Ruvo e dei ruvesi.

Mi auguro che la sua attenzione verso “l’indisciplina” la porti presto a perfezionare un metodo infallibile per intercettare tutti gli illeciti dei dipendenti comunali, anche oltre i social, oltre l’effimero, con metodi più reali e realistici. A Ruvo i dipendenti non girano nei corridoi in mutande oppure con i cartoni sulla testa prima di timbrare il cartellino, ma credo sia un fatto di giustizia non trascurare da parte sua nulla che possa esimerla “doverosamente” dall’applicare, senza attenuanti, la regola illecito-sanzione anche ad altri casi, ove si appalesino. Mi auguro, altresì, che le successive e doverose contestazioni disciplinari (giacché, come lei sa, non si possono fare figli e figliastri nella P.A.), rispondano ai minimi requisiti di forma e di sostanza che, forse inconsapevolmente, il suo ufficio ha sottovalutato, anche se non è questa la sede per darne evidenza”.

 

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