A distanza di 11 lunghi anni dal fallimento del Gruppo Ferri, il Tribunale di Trani, sezione penale, pronuncia la sua condanna per bancarotta fraudolenta: sette anni per i fratelli coratini Riccardo, Francesco e Filippo Ferri, sei anni e quattro mesi per l’altro fratello, Antonio Ferri, 5 anni e 4 mesi per il manager Fabio Melcarne e un anno e quattro mesi per il sindacalista Antonio Scognamiglio. La frode, diretta ad aggravare l’insolvenza e a violare le legittime aspettative dei creditori, è stata dunque riconosciuta come sussistente e punita come per legge.
Assolti, invece, gli amministratori delle varie società del gruppo, persone di fiducia dei Ferri: Nicola Colella, Andrea Scommegna, Giovanni Pomo, Roberto Tarricone, Antonio Purificato, Savino Leone e Francesco Scionti.
Se il lungo decorso della giustizia italiana ha per un attimo distolto l’attenzione dalla vicenda, la sentenza giunge a rifocalizzare l’attenzione sul caso. Il Gruppo Ferri, con un fatturato medio di 600 miliardi di lire annui, è stato dichiarato fallito nel lontano 2003, con il coinvolgimento di 400 negozi in tutta Italia e circa 2000 dipendenti. Lo storico punto vendita di Ruvo sito in Piazza Cavallotti ha subito anch’esso la stessa nefanda sorte, lasciando i numerosi dipendenti ruvesi senza fissa occupazione.
Del Gruppo Ferri rimane ora un lontano ricordo del magazzino dove si poteva acquistare di tutto, da prodotti per la scuola, ai detergenti e articoli per la casa, e la certezza che se reato è stato commesso, non è rimasto impunito.
Flavia Fiore
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